Obiettivo della cura dell’ipertensione arteriosa è la riduzione dei valori pressori e del rischio di ammalare di malattie cardiovascolari. La riduzione della pressione deve essere ottenuta gradualmente per prevenire la fiacchezza che nei primi giorni la riduzione della pressione può causare ed il rischio di compromettere la perfusione degli organi (cervello, cuore, reni, eccetera).

La riduzione della pressione può essere ottenuta con opportuni provvedimenti igienico-dietetici e con farmaci.

Le misure igienico-dietetiche prevedono:

aumento dell’attività fisica (camminare, andare in bicicletta, palestra)
riduzione del peso corporeo con una adeguata dieta ipocalorica nel caso di obesità
riduzione del consumo di sale con i cibi.
Questi provvedimenti riducono la pressione di pochi millimetri di mercurio, richiedono un costante impegno e una forte motivazione individuale. Nel perseguire questo impegno va tenuto in considerazione che adottare queste misure igienico-dietetiche hanno effetti vantaggiosi a lungo termine anche su altri fattori di rischio spesso associati all’ipertensione, come l’obesità, l’ipercolesterolemia e il diabete. E si traducono quindi in una riduzione del rischio cardiovascolare globale del paziente, inoltre consentano un ricorso più contenuto ai farmaci. Per tali ragioni queste misure non farmacologiche anche quando il medico ritiene necessario intervenire con una terapia farmacologia per il controllo della pressione arteriosa.

Quali sono i farmaci che abbassano la pressione arteriosa?
I farmaci antiipertensivi sono molto numerosi ed agiscono attraverso meccanismi ben conosciuti e diversi. Le categorie più importanti sono i diuretici, i bloccanti del sistema renina – angiotensina, un meccanismo ormonale che regola la pressione arteriosa (ACE inibitori, inibitori del recettore AT1 dell’angiotensina II), i calcioantagonisti, che bloccano l’entrata di calcio nelle cellule muscolari delle arteriole e riducono l’eccessiva costrizione arteriolare, i betabloccanti, gli alfabloccanti e gli antiadrenergici centrali, che riducono a vari livelli la risposta circolatoria agli stimoli del sistema nervoso simpatico. I farmaci antiipertensivi sono di solito efficaci e ben tollerati.

Quale farmaco è più efficace?
Va detto che non sempre è sufficiente un solo farmaco per ottenere un buon controllo pressorio e che spesso si deve ricorrere ad una terapia di associazione, che prevede l’assunzione di due o più farmaci. Alcune associazioni di farmaci antiipertensivi sono già presenti nella preparazione commerciale, altre devono essere realizzate ricorrendo alla combinazione di più compresse.

Il programma terapeutico prevede di solito di iniziare con un farmaco, cui, in caso di non soddisfacente risposta, dopo qualche settimana se ne assocerà un altro, e poi un altro fino al raggiungimento del controllo pressorio ottimale. In caso di effetti collaterali, si cambierà il tipo di antiipertensivo. Va sottolineato infatti che molti degli effetti collaterali sono tipici di una sola categoria (vampate e gonfiore delle caviglie con i calcioantagonisti, tosse con ACE inibitori…). Tali effetti collaterali non sono frequenti e non sono pericolosi, ma devono essere riferiti al medico, per modificare opportunamente la terapia e scegliere farmaci meglio tollerati. Va ricordato però che un po’ di fiacchezza è la regola durante i primi giorni di cura, è secondaria alla riduzione della pressione e quasi sempre scompare rapidamente.

La scelta del farmaco antiipertensivo iniziale dipende dall’esperienza del medico e dalle malattie presenti e pregresse del paziente. Per molte condizioni cliniche sono raccomandate alcune particolari categorie di farmaci per iniziare la cura (diuretici e bloccanti del sistema renina- angiotensina nello scompenso cardiaco, ACE inibitori e bloccanti del recettore dell’angiotensina II nel diabetico ecc.). La necessità molto frequente di dover ricorrere alle associazioni di più categorie di farmaci atiipertensivi, rende meno pressante la forza di questa raccomandazione.